26 Agosto | Giornata mondiale del cane

Wendy | OrtoPunx

Oggi è la giornata mondiale del cane. Oggi è la giornata in cui celebro, in salute e in malattia e finché morte non ci separi, ogni ora che passiamo insieme a quel catorcio di cui sono matrigna.

Wendy, che da sola basta a restituire furia e fierezza alla parola “cagna” nei secoli passati e in quelli a venire.

Wendy che è davvero tanto vecchia e stanca.

Come io sono esausta di dover rispondere, ogni maledetto giorno, ad una domanda che non mi permetterei mai di fare neanche al più sprovveduto, cinico ed insensibile bipede legato ad un canide.

Eppure me la fanno, aprono la bocca per farmi quella domanda che suona però, come un consiglio non richiesto elargito intanto che giri il caffè con una paletta di plastica davanti ad un distributore automatico o con una birra in mano e una purea di arachidi tostate in bocca.

La Wendy è vecchia. È vero. Questo è un fatto inconfutabile. Ma la vecchiaia non è malattia. Non è uno strano morbo da cui si possa guarire e per il quale è necessaria una cura. La Wendy non è “rotta” e non può essere buttata o aggiustata. La vecchiaia non è una colpa per cui essere giustiziati. La sua vecchiaia è uno stato, un essere e un esistere – per quanto complesso – che non può essere considerato qualcosa da risolvere. Un impiccio di cui disfarsi. Un’anomalia da correggere. La Wendy, ora, è anche questo. Una cagna di sedici anni che cade troppo spesso, che ronfa tutto il giorno e che cerca ogni notte il proprio compagno di una vita – della sua vita – quando si sente confusa e smarrita.

E quindi evviva le cagne, evviva le cagne vecchie, evviva quella vecchiaccia della Wendy e tutto ciò che mi sta insegnando sulla miseria del genere umano che non merita di essere cantato in versi.


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