Ho una volpe tatuata su una clavicola perché, abitando nei boschi, mi capitava spesso di incontrarle.
Erano quegli incantevoli animali che dovevo evitare con una sterzata o salvare con una frenata. Bellissimi animali in grado di fondere il bello (e il selvatico) del cane e del gatto insieme.
La scorsa notte abbiamo sentito un gran trambusto fuori casa. Siamo corsi verso i conigli e le galline ed eccola.. meravigliosa e disperata, una volpe nel pollaio. Piume e sangue ovunque. Holiday dispersa e Cambodia salvata per un pelo. Ora mangia e beve – ha persino fatto l’uovo, nonostante i cagni della volpe e lo spavento – ma fa fatica a camminare.
Ci stiamo prendendo cura di lei e adesso mica riesco a vedere le volpi come prima. L’ho raccontato a mia madre e mi ha detto che chi è nato al sesto piano di un palazzo in un quartiere popolare non è abituato a vivere queste situazioni… ma cosa? La paura di perdere “cose” senza nessuno da incolpare per davvero. Il sangue, la puzza, la merda e l’amare ugualmente la vittima e il carnefice. Nature is a whore, diceva quello lì.